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"Luigi Menichelli partendo da una stagione di astrazione lirica negli anni sessanta ha trovato nella sua maturità un lessico molto contemporaneo e convincente. Ha sottratto la stagionalità, ma anche la semplicità delle "foglie morte" e le ha rese vitali, per sempre. Per questo il termine romanticismo è stato già accennato e ritorna. Le foglie morte, il cambio delle stagioni, il tempo che inesorabilmente scorre, sono coordinate di una temporalità inarrestabile. Forse il miracolo o l'illusione dell'arte sta proprio in questo, nel cercare di fermare il tempo. Il ciclo vitale, la natura sono come gli umani inesorabilmente costretti dalle coordinate spazio temporali. Probabilmente l'arte si sottrae a tutto questo, l'arte ci sopravvive. Dobbiamo credere che sia così, con tutta l'ironia e il disincanto di uomini che hanno passato un secolo breve e difficile e si avviano a viverne un altro. Ma è anche il senso di un essere artisti oggi, cioè in un momento in cui tutto sembra consumato e visto e invece ha solo bisogno di essere rivissuto come se fosse la prima volta." (tratto dal testo Tra Arte e Natura di Valerio Dehò. Luigi Menichelli, Romberg Edizioni).